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IL LEGAMENTO CROCIATO ANTERIORE

Il legamento crociato anteriore (LCA) è una struttura importante del ginocchio.

Ha origine dalle spine tibiale (parte centrale della tibia) e si inserisce sulla parte interna del condilo femorale laterale (porzione terminale del femore).

Formato da 2 fasci (anteromediale e posterolaterale) ha la funzione di dare la stabilità anteriore del ginocchio.

In sostanza impedisce che la tibia scivoli in avanti rispetto al femore, evitando cosi quella sensazione di cedimento o instabilità del ginocchio, che in assenza del crociato si avverte anche nelle più banali situazioni (scendere un gradino, cambiare repentinamente direzione, ecc…).

Il legamento è lungo in media 28/30 mm e largo da 10 ai 12 mm, ha la caratteristica di non possedere una propria vascolarizzazione impedendone la guarigione dopo una lesione importante.

In questi giorni il legamento è sulla bocca di tutti per due infortuni avvenuti nella stessa partita di domenica scorsa (Roma vs Juventus), emblematici per capire come si può rompere il legamento.


Il primo atleta dopo aver colpito di testa la palla e ricadendo senza contrasto in seguito al trauma discorsivo, si è rotto il legamento crociato anteriore.

Il secondo atleta in seguito ad un contrasto con l’avversario (per altro corretto) ha riportato la rottura dello stesso legamento.


È COSÌ FREQUENTE ROMPERSI IL CROCIATO?

Diciamo “NI”. Studi scientifici ci dicono che in un anno, nel mondo, le persone che subiscono la rottura del LCA sono circa 2 milioni. Le fasce più a rischio sono i giovanissimi (tra i 10 e 19 anni) e il sesso femminile.

Comunque in particolare i praticanti di attività sportiva con caratteristiche di cambi di direzione (calcio, rugby, basket, volley, sci, ecc…)

I pazienti che subiscono questo grave infortunio riferiscono di aver sentito un “tac” accompagnato da dolore nella parte posteriore del ginocchio e spesso con impotenza funzionale con associato gonfiore.

In tal caso consiglio sempre l’immobilizzazione dell’articolazione. Un tutore bloccato a 20° di flessione aiuta ad avere meno dolore e a tutelare il ginocchio per evitare sollecitazioni nei movimenti.

Ovviamente uso di stampelle e niente carico su arto infortunato.

Fondamentale è una visita specialistica ortopedica per una sospetta lesione del crociato, spesso dirimente per la diagnosi. L’esame strumentale in questi casi più corretto è la risonanza magnetica nucleare perché consente una corretta visualizzazione del crociato e delle altri componenti del ginocchio che purtroppo possono essere coinvolte nell’evento traumatico.

Mi riferisco ai menischi (ne abbiamo due: mediale e laterale), ai legamenti collaterali (il mediale in particolare), all’osso (spesso coinvolto emipiatto tibiale laterale e condilo femorale omolaterale laterale) e legamento crociato posteriore (per fortuna raro evento).


Fatta la diagnosi di rottura del legamento crociato anteriore, l’indicazione è chirurgica.

Ovvero, ci sono pochi sport che possono essere praticati con adeguati tutori che stabilizzano il ginocchio, ma la ricostruzione del legamento crociato è consigliata.

Le tecniche chirurgiche per la ricostruzione sono diverse ma tutte effettuate in artroscopia metodica che attraverso due piccolissime incisioni, l’uso della telecamera e un adeguato strumentario, consente una mini invasività. Segreto di un recupero più veloce.

La terza incisione cutanea che si effettua sul ginocchio durante l’intervento è dovuta alla tecnica che si utilizza. Da anni oramai le più usate sono quella che prevedono l’autodonazione di un tendine prelevato da una sede e posizionati a sostituzione del crociato rotto. I tendini che si usano sono il “gracile e semitendinoso“ e “il rotuleo con bratte ossee”.


La scelta di usare una o l’altra tecnica dipende da molteplici ragioni: quali sesso, sport praticato, patologie preesistenti del ginocchio, età, pensiero del chirurgo…

I tempi di guarigione sono variabili, tra i sei mesi e l’anno.

Per dovere di cronaca segnalo tecniche meno usate, quali l’utilizzo di un neo legamento sintetico e uno da donatore (cadavere), usata molto nei reimpianti. Sì reimpianti, perché le possibilità che il neo-crociato si ri-rompa ci sono.

Le fredde statistiche parlano di una percentuale compresa tra il 17 e 23%. (percentuali dipendenti da sesso, età e tipo di sport praticato).

Citando ancora le statistiche, studi scientifici ci dicono che solo il 65% degli atleti tornano a praticare lo sport al momento della rottura, e il 55% torna a livello pre-lesione.

E’ importante un’adeguata riabilitazione post intervento ed eventualmente sottoporsi ad un esame computerizzato del passo prima e dopo per verificare i miglioramenti raggiunti attraverso dati oggettivi, così da monitorare le varie fasi della ripresa.



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